Puri Cristiani, i Catari dal Piemonte alla Sicilia di Claudia Farina
L’autrice ha viaggiato in sorprendenti luoghi e memorie d’Italia, là dove il daimon l’ha portata. Come nei precedenti libri dedicati ai Catari – Catari sul Garda. Maddalena l’apostola e il vescovo donna; Boni Homini. Sulle tracce dei Catari e di Maria Maddalena -, ha ritrovato le loro storie medievali e visitato gli stessi luoghi con il pathos del ricordo e l’intenzione di divulgarne la memoria.
E’ incredibile quante notizie si trovano mentre si cerca qualcos’altro. E’ partita dalle vicende dei Patarini a Verona e sul lago di Garda; poi è stato come nuotare tra onde sempre più alte, scrutando orizzonti sempre più lontani.
Inquietudini e testimonianze evangeliche ispirate alla povertà e alla carità agitarono la chiesa di Roma fra il XII e XIII secolo, in un intreccio tra fermenti-movimenti sociali e religiosi, in cui le donne ebbero una loro parte. Alcuni furono condannati come eretici (Catari e Valdesi) altri scomunicati (gli Umiliati per esempio), altri si salvarono e divennero un faro per la cristianità come San Francesco.
A domande di senso compiuto, sono arrivate risposte adeguate a sciogliere enigmi e illuminare storie sepolte per ottocento anni.
Fatto il primo passo della ricerca “sotto casa”, è iniziato un viaggio che si è sviluppato in varie direzioni.
A cominciare dalle valli di Cuneo e poi Orvieto, Guardia piemontese in provincia di Cosenza e Montalbano Elicona in provincia di Messina.
Catari e Valdesi, per sfuggire alle persecuzioni cattoliche attuate in Linguadoca, trovarono rifugio, tolleranza e sostentamento in val Gesso e Vermenagna, nei villaggi di Entraque, Roaschia, Valdieri e Roccavione. Nidus haereticorum fu chiamato Roccavione dall’inquisitore Anselmo d’Alessandria, dove soggiornò Pietro Authiè, notaio noto e ricco che vendette tutto per diventare proprio qui uno degli ultimi Perfetti. Nella cittadina a dieci chilometri da Cuneo permane il senso della storia dei Catari e degli Occitani in edifici sacri e laici come chiese, rocca, castello; quasi ogni anno, il senso della storia è nutrito da rievocazioni in costume in cui si ricostruisce il microcosmo medioevale al tempo dei cristiani sconfitti. Statue in rame open air riproducono la vicenda catara, posizionate su uno scenografico terrazzo.
Le vicende di Orvieto rappresentano in modo emblematico l’intrico tra miracoli, assassinii, ribellioni, punizioni, lotte tra famiglie guelfe e ghibelline in cui rimasero vittime gli stessi Patarini, nome con cui furono chiamati i Catari, derivante dal movimento ribelle della Pataria milanese, certamente, ma anche dal latino patior o dal Pater Noster. A noi rimane di quell’epoca il Duomo, splendore gotico costruito a partire dal 1290, come perenne ricordo del miracolo di Bolsena e della transustanziazione – la presenza del corpo e del sangue di Cristo nell’ostia consacrata – che i Patarini negavano in modo risoluto. Oltre alla panoramica rupe di tufo su cui sorge la città, ammirevoli sono il Museo etrusco “Claudio Faina”, il Museo dell’Opera, la Torre del Moro, il Palazzo del Popolo, in un centro storico d’antico lignaggio che si dirama nel quartiere medioevale. Immancabile la visita al Pozzo di San Patrizio, capolavoro d’ingegneria rinascimentale.
Tutti conoscono la figura di Federico II di Svevia, lo Stupor mundi, pochi quella di Federico III d’Aragona re di Sicilia e ancora meno di Eleonora d’Angiò sua sposa (si noti la casata di provenienza dei due, antagoniste per decenni) e del loro medico-astrologo-alchimista-ambasciatore-teologo Arnau de Vilanova. In base alle sue profonde conoscenze, fece scolpire come specchio delle stelle e talismano per la salute del re i megaliti che si trovano sull’altipiano dell’Argimusco nel comune di Montalbano Elicona, proclamato Borgo più bello d’Italia nel 2015, situato sui monti Nebrodi in provincia di Messina. Nei primi decenni del Trecento trovarono rifugio nel castello i Beghini (come furono chiamati i Catari in Spagna) e i fraticelli fuggiti dall’Italia centrale.
La domanda che sorge spontanea alla fine di ogni narrazione è: davvero il catarismo è finito con i grandi roghi di Montsegur, di Verona e la pira di Belibasta, considerato l’ultimo Perfetto cataro, nel 1321? Un motivo di estinzione del più numeroso ed esteso movimento cristiano non ortodosso del Medioevo, presente dal secolo XII al XIV nei territori dalla Bulgaria alla Spagna sotto diversi nomi (Bogomili, Patarini, Albigesi, Beghini) fu la scomparsa dei Perfetti che impartivano il battesimo spirituale, senza il quale non c’era salvezza eterna. Ma le idee, i fermenti, le antiche scuole filosofiche e l’anelito al rinnovamento interno della Chiesa di Roma continuarono nei secoli.
Interessante è il capitolo che tratta dei tratti comuni tra Catari e Valdesi, che approdarono in Calabria per sfuggire alle persecuzioni e trovare terre fertili e ospitali. Gioacchino da Fiore segnalò la presenza di comunità catare nella sua regione già tra il 1183 o 1184. Se di loro si perdono le tracce, rimane viva la tradizione valdese che ha tuttora il suo fulcro in Guardia Piemontese nella provincia di Cosenza. Terribile fu la strage di migliaia di persone a Guardia e nei vicini paesi valdesi, attuata il 5 giugno 1561 da soldati spagnoli e briganti liberati allo scopo di scovare i fuggitivi, per ordine dell’Inquisizione.
La memoria e la compassione rimangono vive nella toponomastica e nelle rievocazioni dedicate ogni anno, accompagnate da studi e ricerche. Ammirevole è l’insegnamento curricolare della lingua occitana, potente mezzo di trasmissione delle origini. Una galleria fotografica visibile attraverso Qr code invita il lettore a visitare quei luoghi sorprendenti.
SCHEDA
Editore: Cierre Grafica
Data di pubblicazione: 6 maggio 2023
EAN: 9788832102765
ISBN: 8832102765
Pagine: 144
Formato: brossura
Costo £ 15