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I viaggi di ITP: Giordania, dove la sindrome di Stendhal è di casa

Un viaggio emozionale che mette in gioco tutti i sensi, dalla vista all’olfatto, passando per il gusto e l’udito fino ad arrivare al tatto. Partire per la Giordania aziona la fantasia, ricarica di bellezza e ripassa la storia.

Oltre a luoghi simbolo come Petra, uno dei siti archeologici più estesi e noti del mondo, e il deserto del Wadi Rum, che conserva petroglifi, iscrizioni e resti archeologici a testimonianza di 12.000 anni di presenza umana, il regno Hashemita comprende vestigia di epoca romana, come Jerash e Amman; luoghi simbolo del Cristianesimo come il Monte Nebo e Betania oltre il Giordano (Al-Maghtas); residenze dei califfi omayyadi come Qusayr Amra; castelli crociati come Shobak e città di origine bizantina come al Salt sito Unesco dal 2021.

Una settimana è il tempo base per godere grosso modo dell’insieme giordano. Amman la capitale è lo snodo organizzativo. Da qui si può scendere o salire per le direttrici giordane. In qualsiasi zona ci si recherà, la sensazione sarà sempre e comunque di sorpresa e di magnificenza espansa.

C’è per esempio Jerash, la Pompei dell’Est. L’antica Gerasa, dista circa trenta chilometri da Amman. Si entra attraverso la Porta Monumentale Sud e ci si ritrova dentro una vera e propria città romana. Difficile non pensare al colonnato di San Pietro del Bernini con le sue 284 colonne di ordine dorico: l’unica “piccola” differenza è che Jerash è una delle città di epoca romana meglio conservate al mondo. Sepolta per secoli sotto la sabbia, prima di essere riscoperta e restaurata negli ultimi 70 anni, Jerash costituisce diretta testimonianza della grandezza e delle caratteristiche dell’opera di urbanizzazione condotta dai Romani nelle province dell’impero in Medio Oriente. Si cammina nella Piazza Ovale, si visitano il Teatro Romano e le Chiese Bizantine con la tipica pavimentazione a mosaico; si passeggia lungo la strada principale chiamata Cardo, si visita il Ninfeo e non si trascura il teatro, palcoscenico del festival della musica di Jerash che si svolge qui ogni anno.

Petra non esige parole: deve essere vista almeno una volta nella vita. La capitale dell’antico regno Nabateo è Patrimonio dell’umanità dall’Unesco dal 6 dicembre 1985 e nel 2007 è stata dichiarata una delle sette meraviglie del mondo moderno. E così è. Percorrere il Siq, la gola profonda e stretta, che porta al famoso Khazneh o il Tesoro è solo la prima parte del piacere che elargisce la visita. Il cammino prosegue in mezzo a centinaia di edifici scavati nella roccia ed erosi dal tempo con favolose pareti multi-colori. Dopo una necessaria e corroborante pausa pranzo, si intraprende il secondo impegno fisico con i 600 scalini (forse anche di più) per raggiungere il monastero. Un altro colpo al cuore. La grande valle di Petra si estende dal Mar Morto fino al Golfo di Aqaba del Mar Rosso. Se a Petra i Nabatei – popolo di guerrieri e commercianti – vivevano e seppellivano i propri morti, a Piccola Petra ospitavano le carovane provenienti dall’Arabia e dall’Oriente, dirette fino in Siria ed in Egitto: per avere una sosta, dopo la traversata del Wadi Rum, i Nabatei scavarono piccole grotte nella roccia arenaria, fino a farle diventare grandiose per l’enorme numero di carovanieri che vi sostavano. In tutta l’area archeologica la sindrome di Stendhal può palesarsi.

Il deserto che sembra Marte. Si tratta del Wadi Rum, antico luogo di passaggio delle carovane che, cariche di merce preziosa, dalla penisola arabica si spostavano verso nord per raggiungere i porti del Mediterraneo. Montagne segnate dal tempo, letti di antichi laghi prosciugati e dune di color rosso intenso. In questi luoghi un ricercatore italiano, il professor Borzatti, ha ritrovato alcuni reperti del più antico alfabeto che si conosca, il Tamudico, che risale a 6.000 anni fa; presenti anche le incisioni e le pitture rupestri scolpite nelle rocce della famosa “valle della luna”. Un posto unico: se le immagini del film “Dune” possono trarre in inganno sappiate invece che il panorama è esattamente così: non ci sono stati interventi di post produzione. È d’obbligo la notte nel campo tendato beduino, stupirsi scoprendo il viso paffuto di Lawrence T. d’Arabia ed emozionarsi seguendo le tracce del passaggio della ferrovia Hejaz che collegava la Giordania con la Turchia.

E ancora si può godere un bagno nel Mar Morto il punto più basso della terra, con i suoi 423 metri sotto il livello del mare, fare una visita nella Rainbow Street di Amman per toccare da vicino la vita dei giordani e visitare la Moschea Blu. A Madaba c’è la Chiesa di St. Giorgio con il pavimento decorato a mosaico raffigurante la Mappa di Gerusalemme dove può capitare di incappare in una troupe asiatica che ne riprende l’opera millimetro per millimetro. Da vedere anche il Monte Nebo dove Mosè è stato sepolto e che con il cielo limpido, permette di apprezzare un’ampia visuale sulla Valle del Giordano, il Mar Morto e Gerico dall’altra sponda del fiume Giordano.

Un viaggio organizzato per un gruppo di giornalisti di Italian Travel Press tramite Interline International Travel e che ha regalato sicurezza e bellezza. Guida e autista sono infine due cardini del viaggio, a meno che non si scelga di fare tutto autonomamente, scelta percorribile. Ma se così non fosse, la guida Mohamad Ibrahim può regalare inaspettate soste in autogrill locali dove sorseggiare un ottimo caffè turco o apprezzare falafel espressi, mentre l’autista Zake Zawahra permettere di apprezzare l’assoluta bontà del dolce knafeh seduti nella piazza nell’ex capitale giordana As-Sal dove Hammam Street riserva meraviglie.

Valentina Venturi

foto di Luciano Beddini

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