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Turismo e beni ecclesiastici, che fine faranno le chiese? Un corso di di formazione Odg-Itp

Italian Travel Press ha organizzato il 10 aprile con successo un corso Odg on line per 60 giornalisti dal titolo “Chiese, musei, conventi tra turismo e spiritualità: un patrimonio da conoscere e da narrare”. Il tema è nato da una riflessione su beni ecclesiastici e turismo a partire da una ricerca pubblicata sul “XXIV Rapporto sul Turismo Italiano” a cura del Cnr nel 2023. L’incontro era la base per avviare una ricerca di Itp sui luoghi ecclesiastici d’arte abbandonati e a rischio degrado ma anche per interrogarsi sul ruolo di questi beni nel patrimonio d’arte italiano e sui rischi di progressiva chiusura delle  chiese o una loro diversa destinazione.

Sono intervenuti don Gianluca Popolla, parroco, responsabile per il Piemonte dei beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto della Cei col titolo “Lo stato dei beni culturali ecclesiastici in Italia, i numeri, il monitoraggio. I luoghi dello spirito sono anche luoghi attrattivi per i turismo: come far convivere correttamente questi destini”; e Gavino Maresu, giornalista, docente, coautore del Rapporto sul turismo italiano del Cnr/Rissm. Consulente per enti pubblici e privati, sul tema “I beni culturali d’interesse religioso di proprietà della Chiesa sono la parte più cospicua del patrimonio artistico e storico della Nazione. L’Italia è consapevole  di questo patrimonio culturale e turistico? “, con la moderazione di Nicoletta Martelletto, giornalista di Itp.

Negli ultimi 15 anni la Conferenza episcopale italiana ha messo in campo forze e risorse per il censimento e la catalogazione completa dei suoi beni (“Vaticano e Chiesa sono cose diverse” ha osservato don Popolla a proposito della proprietà dei beni), costruendo una ricognizione che non ha uguali nel mondo per studio di opere d’arte, d’architettura, librarie e documentali giunta circa al 50 per cento del suo percorso. L’organizzazione, dalle diocesi agli uffici centralizzati, ha costituito così un inventario sistematico di 10 milioni di beni già disponibili nel portale BeWeB, divenuto anche uno strumento di dialogo con le istituzioni pubbliche. I programmi di valorizzazione e conservazione partono proprio da questa vetrina. A finanziare il recupero di molti beni sono i fondi dell’8 per mille, ma ovviamente sono largamente sottodimensionati rispetto alle esigenze. Problemi aperti sono la gestione delle chiese (esistono app per le visite virtuali e altre per visitare circuiti di chiese), tra uso turistico-culturale e  uso spirituale e di culto; le ipotesi di dismissione o riuso di quelle definitivamente chiuse (all’estero soluzioni  fantasiose come chiese divenute piscine, palestre, negozi, hotel); le trasformazioni equilbrate, suggerite da don Popolla, che rispettino la funzione comunitaria, come chiese-biblioteche, auditorium, sale per conferenze.

Il professor Maresu ha sottolineato che i beni ecclesiastici rappresentano il 70 per cento del patrimonio culturale italiano e in esso si rispecchiano l’identità e la storia italiani, ma sembra che lo Stato non ne abbia la percezione: “Un patrimonio identitario fortissimo e vastissimo che oggi è un problema gestire, non in chiave museale, ma individuando forme nuove di valorizzazione”.

Le slides del Corso Odg-Itp

Patrimonio culturale e Chiesa cattolica Popolla

PATRIMONIO ECCLESIASTICOITP MARESU 2024

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