Menu visibile solo con codice QR? Un abuso dei ristoratori
In diversi ristoranti e pizzerie si è diffusa la malsana abitudine di proporre ai clienti il proprio menu in consultazione solo usando un codice QR indicato sul tavolo. Un’ulteriore riprova che ci stiamo e ci stanno abituando ad avere il nostro piccolo mondo rinchiuso in quella piccola scatola magica elettronica. Tutto è lì: i nostri contatti, le nostre foto, i nostri libri, la nostra musica, i nostri soldi, le nostre passioni, i nostri testi scritti e parlati. Persa o distrutta quella scatoletta perdiamo tutto, perdiamo noi stessi e la nostra vita si svuota.
Ora nello smartphone ci dovrebbero stare anche i menù degli altri, dei ristoratori, che vogliono invadere quell’apparecchio così personale e intimo. Una novità davvero inaccettabile. Partiamo comunque dal fatto che trattasi di prassi illegale e penalizzante nei confronti del commensale al quale è trasferita l’incombenza di disporre di un dispositivo per leggere il menu e i prezzi dei piatti proposti. Di fatto un cliente sprovvisto di smartphone non può mangiare in un ristorante che non espone portate e relativi prezzi su un suo supporto come prevede la legge. Questa nefasta abitudine sarebbe un’eredità del periodo della pandemia Covid. Altro pretesto è quello del risparmio di carta, che stranamente non riguarda le tovagliette e i tovaglioli di carta largamente usati nei ristoranti invece di quelli riutilizzabili di stoffa.
Il menu e i prezzi devono essere esposti dal ristoratore su un suo supporto che può essere di carta o altro materiale, su una lavagna, appeso a un muro o al limite su un suo tablet. Non è accettabile che al cliente che non voglia usare il proprio smartphone o ne sia sprovvisto sia recitato il menu a voce o venga proposto lo smartphone privato del cameriere o del proprietario. La legge su questo punto è totalmente dalla parte del consumatore come a me indicato dalla Guardia di Finanza: “Le attività di somministrazione di cibi e bevande risultano disciplinate dall’art. 180 del Regio decreto 6 maggio 1940, n. 635, recante “Approvazione del regolamento per l’esecuzione del testo unico 18 giugno 1931, n. 773, delle leggi di pubblica sicurezza” che, al comma 1, prevede che “i pubblici esercenti debbono tenere esposte nel locale dell’esercizio, in luogo visibile al pubblico, la licenza e l’autorizzazione e la tariffa dei prezzi” (all. 8)”.
A Milano il regolamento Comunale prevede: Le modalità di pubblicità dei prezzi prescelte dall’esercente debbono essere tali da rendere il prezzo chiaramente e facilmente comprensibile al pubblico. L’esercente ha la responsabilità di comunicare i prezzi al cliente che non è obbligato a possedere né a usare uno smartphone. L’imposizione del codice QR come una forma di consultazione del menu da parte del ristoratore è chiaramente un abuso e come tale inaccettabile. L’uso del codice QR può essere inteso solo come un’opzione offerta al cliente a sua esclusiva scelta. E poi dal punto di vista commerciale sono davvero sicuri i ristoratori che la scelta digitale a carico del cliente sia la migliore per promuovere la propria cucina e invogliare il commensale a ordinare più piatti? Prima di tutto il cellulare con il suo piccolo schermo non consente una visione di insieme del menu, ma solo parziale. Si legge di un piatto e ci si dimentica di quelli precedenti.Passare da una voce all’altra richiede una continua interazione con lo schermo, gesto assai poco rilassante e appetitoso. I menu sono un biglietto da visita importante di ogni trattoria, osteria o ristorante stellato. Da come è scritto, spiegato, rinnovato e impaginato si capisce moltissimo del luogo nel quale ci troviamo.
I menu hanno fatto e fanno storia. A volte sono diventati dei veri e propri cimeli. Il famoso e prestigioso chef svizzero Anton Mosimann presenta a nella sua collezione privata una raccolta incredibile di menu da tutto il mondo. Sono menu elaborati per cene speciali o menu di grandi ristoranti. L’attenzione alla grafica non è inferiore a quella dei piatti proposti. La collezione Mosimann è situata a Le Bouveret, nel campus condiviso da César Ritz Colleges Switzerland e Culinary Arts Academy Switzerland. E d’altra parte non sono tanti i turisti che portano con sé come ricordo un menu stampato in valigia? Dove va a finire la poesia di quei menu tradizionali che già nella loro esposizione grafica su carta ci trasmettono un forte senso della storia gastronomica di un locale? Ma il menu di carta non è solo tipico di antiche locande, ma può esserlo anche di quelle più nuove dove quei minuti che il cliente dedica alla scelta dei piatti sono decisivi nella sua esperienza gastronomica. Un piatto ordinato senza attenzione, senza magari chiedere un chiarimento può facilmente trasformare l’esperienza in un disastro disgustoso. Perché dunque costringere il commensale a scegliere afflitto dalla stessa ansia con la quale tutto il giorno guarda febbrilmente quel totem luminoso?