Giornalisti nel mirino: la testimonianza di Itp sugli scenari di guerra
testo e foto di Giovanni Stefani
Oggi nel mondo ci sono 59 guerre attive. Mai così tante dopo la Seconda Guerra Mondiale. Sono coinvolte decine di Paesi e milioni di persone, con crisi umanitarie devastanti. Si parla molto dell’Ucraina e di Gaza, ma c’è anche il Sudan, c’è il Myanmar, c’è l’Africa sub-sahariana. Cosa sappiamo veramente di queste guerre? Chi ci racconta la verità, o almeno un pezzo di essa? E che prezzo stanno pagando i giornalisti che provano a documentare i massacri? Ha cercato a dare qualche risposta l’incontro “Giornalisti nel mirino”, promosso l’11 dicembre 2025 a Marghera (Venezia) da Argav, l’associazione dei giornalisti agricoli e ambientali di Veneto e Trentino Alto Adige, con il supporto dell’Ordine dei Giornalisti, del Sindacato dei Giornalisti, di Italian Travel Press, di Unarga, di Ucsi Veneto e di Greenaccord.


I numeri dicono già molto: 220 reporter uccisi a Gaza dopo il 7 ottobre 2023, il giorno dell’attacco di Hamas a Israele; 67 i giornalisti uccisi nel mondo nell’ultimo anno, da dicembre 2024 ad oggi. Ma le vittime non sono, come si può pensare, gli inviati di guerra delle grandi testate, perché in molti teatri di guerra nemmeno si può entrare, come a Gaza. “Sono cronisti locali – ha detto il professor Paolo De Stefani, docente di Diritto Internazionale all’Università di Padova – sono persone del posto che non potevano non raccontare quanto stava accadendo. E hanno pagato con la vita l’aver preso in mano uno smartphone o una telecamera per portare all’attenzione di tutti i bombardamenti, le uccisioni, le distruzioni”.
Una testimonianza forte e diretta è arrivata da Gaza. In collegamento video la giornalista e scrittrice Shrouq Aila, autrice del libro “Hanno ucciso Habibi” (edizioni Wetlans Afterwords), ha raccontato la morte del marito, che si è sacrificato per salvare la loro bambina piccola, e alcuni aspetti della vita odierna a Gaza: “Ci sono condizioni disumane, anche dopo il cessate il fuoco – ha detto – Siamo in un incubo, fatto di macerie e fango, e gli aiuti internazionali arrivano col contagocce”.



La relazione di Romina Gobbo, delegata di Italian Travel Press per il Nordest e giornalista esperta di aree di crisi, è stata incentrata sul desolante panorama di guerre e povertà che riguarda numerosi Paesi: dall’Afghanistan al Sud Sudan, dalla Siria al Burkina Faso, fino all’Uganda e all’Ucraina, c’è un mondo che implora attenzione e sostegno. E il ruolo dei giornalisti è ancora fondamentale per portare alla luce le situazioni più drammatiche, mettendo da parte il cinismo ma facendo affiorare il cuore e l’umanità.

